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Entro una topografia di cui l'ordalia, il morbo e la cura sono i punti trigonometrici, Gianfranco Garosi descrive con sicura competenza e dovizia di particolari, oltre ed assieme agli strumenti più utilizzati dai medici in età medievale, tecniche chirurgiche, prassi curative, consigli terapeutici e la singolare farmacopea del tempo, spingendo il suo sguardo indagatore oltre il confine della medicina laica e monastica, cioè nel mondo sotterraneo della magia e dell'occultismo. Dal serrato scandaglio del Garosi, cui dobbiamo anche perspicue notazioni sulla realtà ospedaliera di Castel San Flaviano, il borgo medievale da cui sarebbe gemmata la Giulianova acquaviviana, discende la possibilità per il lettore di conoscere efficacemente, e con le forme colloquiali che contribuiscono a rendere particolarmente avvincente la ricognizione, un aspetto specifico del Medioevo, appunto la medicina e la chirurgia, senz'altro investigato ma generalmente poco o per nulla noto. Con la capacità di scavo che gli è propria e la coinvolgente corposità di una scrittura vigile e raffinata, il professor Garosi appalesa l'intelligente sua capacità di coniugare divulgazione e ricerca scientificamente orientata.